UNA DECISIONE DIFFICILE

di Stefania


I parte

Papà, papà! Una bimba bionda di circa 5 anni corse a braccia aperte incontro a suo padre che era appena rientrato a casa e aveva richiuse la porta dietro di sé.
<<La mia piccolina.>> disse prendendola in braccio.
<<Papà non andrai più via vero?>>
<<No per il momento papà non deve più correre ora ho tutto il tempo di stare con te e la mamma! A proposito dov’è?>> disse guardandosi intorno
<<E’ in cucina sapeva che saresti tornato oggi e ha voluto preparare un piatto speciale per festeggiare la tua vittoria.>>
<<Speriamo che non abbia lo stesso sapore dell’ultimo “piatto speciale” che ha preparato.>> disse facendo una faccia disgustata. Nathalie rise.
<<guarda che ti ho sentito.>>Françoise era entrata silenziosamente nell’ingresso e si era appoggiata allo stipite della porta.
<<Ciao tesoro>> disse Joe facendo scendere la piccola Nathalie. <<io no invece non ti avevo sentita arrivare!>>
<<Ma guarda me ne sono accorta.>> disse voltandosi e tornando sui suoi passi.
<<Beh, e così che mi accogli?>>
<<E hai il coraggio di chiedermelo? Se dovessi accoglierti come meriti dovrei darti questo mestolo sulla testa.>> disse imbronciata.
<<Ma dai lo sai che scherzavo, tu cucini benissimo.>>
<<Non ti basterà così poco per rimediare!>>
<<Beh se me ne darai modo stasera mi farò perdonare.>> disse a bassa voce.
<<Perché invece non ti occupi dei nostri ospiti!>> sottolineò lei indicando un punto oltre le sue spalle
<<Ospiti?>> disse voltandosi.
<<Ciao Joe.>> disse Bretagna salutandolo con la mano.
Joe avrebbe voluto sprofondare, lui e Albert avevano assistito a tutta la scena e lui non se ne era nemmeno accorto, guardò verso Françoise che aveva un sorrisetto compiaciuto sul viso, era stata la sua piccola vendetta per quello che le aveva detto poco prima.
<<Questa è stata una mossa sleale!>> disse tornando a guardare Françoise.
<<Per quanto riguarda mosse sleali devo ammettere di avere avuto un ottimo maestro.>> disse richiudendo la porta della cucina e tornando ai fornelli.
<<Beh è questo il modo di accogliere due vecchi amici.>> disse scherzando Albert
<<Mi dispiace ma non mi ero proprio accorto che foste qui, e Françoise non mi ha nemmeno avvertito quando mi ha visto nell’ingresso.>> ringhiò voltandosi furioso verso la porta chiusa della cucina
<<Ce ne siamo accorti, non temere, non credo ti saresti espresso in certi modi se avessi saputo che eravamo qui.>> aggiunse ironico Bretagna
<<Possiamo parlare d’altro?>> chiese stizzito Joe
<<Certo! Allora come hai intenzione di farti perdonare!>>
<<Bretagna.>> brontolò nuovamente Joe
<<Va bene, va bene non si può più nemmeno scherzare!>>
<<Quale buon vento vi porta qui?>>
<<Una vacanza, e poi eravamo curiosi di vedere come ve la cavavate con questi due angeli per casa.>>
<<Danno molto da fare ma per fortuna Françoise è una brava padrona di casa e una mamma impeccabile.>>
<<La piccolina è davvero simpatica.>>
<<Nathalie è uno splendore di bambina, sempre allegra e sorridente, mi ricorda Françoise e poi ama anche lei danzare.>>
<<Davvero?>> chiese stupefatto Albert.
<<Françoise le ha insegnato tutto, e ha già fatto  il suo primo saggio di danza!>>
<<Beh le somiglia molto di carattere, ma devo dire che ad aspetto è la tua copia spiccicata.>> asserì Albert guardando una foto.
<<Beh, almeno qualcosa di me ha preso, per fortuna non si è trattato del mio brutto carattere!>>
<<Concordo!>> disse una voce proveniente dalle sue spalle! <<Vi ho portato il caffè.>> aggiunse poggiando il vassoio sul tavolino
<<Grazie Françoise, sei sempre così gentile!>>
<<Figurati Albert è il minimo per voi.>>
<<Su cosa concordi?>> le chiese Joe.
<<Che nostra figlia non somiglia a te di carattere!>>
<<Quindi pensi che abbia un brutto carattere!>>
<<Assolutamente pessimo.>>
<<Bene, allora mi viene da chiederti come mai mi sopporti!>> disse Joe ancora visibilmente nervoso per lo scherzo di Françoise.
<<A volte me lo chiedo anche io.>>
Joe non si aspettava quella risposta e non sapeva se Françoise stesse scherzando o dicesse sul serio.
<<Beh, noi non vorremmo essere di troppo.>> sostenne Bretagna imbarazzato dalla situazione.
<<Oh, no non dovete, vi prego di scusarmi se vi sto coinvolgendo in questa diatriba con Joe.>>
<<Perché non ne parliamo, mi sembra strano che tutto questo abbia avuto inizio per una battuta infelice su come cucini!>>
<<Hai ragione che c’è ben altro, però non è questo il luogo né il momento per discuterne!>>
<<Invece si, tanto ad Albert hai confessato vita, morte e miracoli di noi, magari gli hai anche raccontato i particolari intimi.>>
<<Sei geloso di Albert?>>
<<E se fosse?>>
<<Sei ridicolo.>>
<<Ridicolo! Ma insomma che hai!>>
<<Françoise estrasse dal grembiule una lettera.>>
<<Chi è che ti firma con tanto amore!>>
<<Dove l’hai trovata!>>
<<E’ stata per caso, stavo per raccogliendo la tua roba per fare il bucato ed è scivolata dalla tua tasca!>>
<<Quindi ci hai rovistato dentro!>>
<<Non ci pensavo proprio fino ad oggi, perché mi fidavo di te!>>
<<Quella li non è nulla credimi.>>
<<Davvero, eppure da quello che c’è scritto non mi pare che sia nulla come dici tu.>>
<<Posso spiegarti, è una ragazza del team, ma a me non importa nulla di lei!>>
<<E quando avevi intenzione di dirmi che una donna ti stava facendo il filo.>>
<<Non ti ho detto nulla perché sapevo che non avresti capito.>>
<<Certo bella scusa!>>
<<Non è una scusa!>>
<<Come si chiama la fortunata!>>
Joe esitò alcuni istanti mordendosi il labbro nervosamente
<<Si chiama Mirelle.>>
<<Francese? A quanto pare hai un debole per le ragazze francesi!>>
<<Ti ho già spiegato che non mi interessa nulla di lei!>>
<<Allora perché hai tenuto la lettera.>>
<<No so nemmeno quando me l’abbia messa in tasca!>>
<<Forse quando ti ha baciato!>>
<<Smettila, non bacerei mai nessun’altra! Lo sai>>
<<Io non so più nulla Joe.>> disse mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
Joe provò un’infinita tenerezza per lei.
<<Françoise per favore credimi, io amo solo te.>>
<<Non posso Joe, non posso più crederti..>> disse correndo in camera. Joe stava per andarle dietro quando Albert lo richiamò.
<<Davvero non sapevi nulla della lettera!>>
<<Te lo giuro Albert su quello che vuoi!>>
<<Ti credo è solo che Françoise si era convinta che riprendere le corse serviva per allontanarti dai tuoi obblighi familiari e poi quella lettera è stata il colpo di grazia.>>
<<Io non ho ripreso a correre per non stare a casa, ma solo perché amo la velocità, amo le corse, amo mettermi alla prova.>>
<<Non devi convincere noi Joe ma lei.>> Intervenne Bretagna.
<<Io l’amo Bretagna dopo cinque anni l’amo come il primo giorno, anzi forse anche di più di prima dopo che mi ha fatto il dono più bello che un uomo possa ricevere in vita sua: Nathalie.
<<Allora va da lei e parlaci!>> suggerì Albert. <<Convincila, falla sentire sicura che tu l’ami ancora.>>
<<Prove, prove, prove, la mia vita non è altro che prove!>>
<<Joe, l’ami o no!>>
<<Certo che l’amo ma anche lei dovrebbe fidarsi di più di me.>>
<<Se devo essere sincero viene difficile anche a me crederti se la metti così.>>
<<E cosa devo fare secondo te! Andare su farle due moine e qualche parola dolce, pensi che sia sufficiente perché lei torni a fidarsi di me?>>
<<Le moine e le parole dolci come le definisci tu sono vitali in un rapporto d’amore, ma forse ha ragione lei, cerchi di fuggire dai tuoi obblighi e dai tuoi sentimenti, oggi come ieri!>>
<<Albert non è così te lo promisi quando la sposai che l’avrei amata ogni giorno.>>
<<Già e non hai mantenuto la parola!>>
<<Non penserai davvero che abbia una storia con Mirelle!>>
<<Non ho detto questo, lo hai detto tu.>>
<<Può esserci stato un bacio fra noi ma nulla di più te lo giuro.>>
<<Beh dal nulla al bacio e già un passo avanti, magari se continuo scopro che oltre al bacio ci sono state altre cose…>>
<<Mai!  non tradirei per nulla al mondo Françoise.>>
<<ma lo hai già fatto.>>
Joe abbassò lo sguardo.
<<E cosa devo fare ora secondo te!>>
<<Andare su, parlarle.  Ammettere le tue colpe da persona matura e chiederle perdono, sperando che lei le accetti anche stavolta.>>
<<Forse hai ragione! Si devo fare così.>> disse abbassando lo sguardo e riconoscendo di essere stato un debole quella volta a cedere alle avancès di quella ragazza.
<<Sbrigati però perché so che voleva venire via con noi, forse in questo momento sta preparando le valigie.>>
Joe si affannò per le scale, fece i gradini due a due e anche se non poteva più usare il suo acceleratore molecolare, raggiunse il corridoio e lo percorse tutto fino alla loro camera molto velocemente.
Aprì la porta. Françoise era seduta sul letto accanto a lei la valigia da riempire e alcuni vestiti sparsi sul letto. Joe si avvicinò a lei piano, le s’ inginocchiò davanti, la guardò senza dire nulla, nascose il viso in seno a lei e pianse. Di principio Françoise rimase fredda, quasi glaciale di fronte alle lacrime di Joe, poi all’improvviso sollevò lentamente la mano e la porto sul capo di lui iniziando ad accarezzargli i capelli. Joe sollevò lo sguardo e vide gli occhi di lei bagnati di calde lacrime, la fissò per alcuni istanti che in quel momento parvero eterni. Preso dall’atto estremo di trattenerla  la strinse a sé mormorandole sola la parola scusami.
<<So di non meritare il tuo perdono, ma ti prego lo stesso di provare, se non per me fallo per Nathalie lei ha bisogno di entrambi!>>
Françoise si staccò da lui.
<<E per lei che ho deciso di andarmene, perché non debba assistere mai più a scene come quella di oggi.>>
<<Françoise non lasciarmi.>>
<<Non ti lascio Joe, ho solo bisogno di tempo, per pensare a noi.>>
<<Tempo? E quanto?>>
<<Quello che sarà necessario.>>
<<Non abbandonarmi.>> disse affondando ancora il suo viso fra le sue braccia.
<<Sei un bambino Joe, pensi che basta dire mi dispiace per cancellare i torti, pensi che bastino le lacrime per dimostrare che mi ami e che devo restare?>>
<<Lo so che non sono sufficienti le parole, né le mie lacrime, ma ti chiedo di credermi.>>
<<Purtroppo non ho il potere di leggere nei tuoi pensieri o nel tuo cuore, invece ho la possibilità di guardare dentro di me Joe e di capire bene cosa voglio dalla vita, se continuare a stare con te o ricominciare daccapo dopo 5 anni fatti di momenti meravigliosi ma anche di attimi di profonda solitudine che non potrò mai dimenticare.>> stavolta un sorriso triste accompagnò le sue parole. Joe la guardò in silenzio.
<<Non c’è nulla che posso fare per trattenerti?>>
Françoise scosse il capo, si alzò e si avvicinò alla finestra.
<<Lasciami andare, se ami davvero qualcuno devi lasciarlo libero.>> disse voltandosi completamente verso di lui. <<Mi dispiace solo, che nemmeno io ho mai davvero messo in pratica un detto così vero.  Se lo avessi fatto quando mi ha mandato tutti quei piccoli segnali forse non saremmo a questo punto, se l’amore non fosse stato più forte della ragione non sarebbe successo tutto questo.>>
Joe si alzò e le andò incontro.
<<Ma non ci sarebbe stata nemmeno Nathalie.>> disse guardandola negli occhi.
<<Forse, si, ma certamente almeno a lei avrei risparmiato un dolore così grande.>>
<<Sei molto crudele ora!>>
<<Io crudele?>>
<<Stai rinnegando il frutto di un amore…>>
<<Sbagliato.>> concluse lei. <<Che forse non avrebbe mai dovuto esserci.>>
<<Lo pensi davvero.>>
Françoise di voltò dando le spalle a Joe. <<Non lo so, non so più nulla per questo voglio andare via.>>
 <<Anche se a malincuore non posso obbligarti a rimanere, promettimi solo che non dirai nulla a Nathalie, lei non deve sapere.>>
<<Non ho mai pensato di parlare a Nathalie di noi, le dirò che andremo in vacanza dallo zio Albert per qualche tempo, poi si vedrà.>> disse avvicinandosi al letto e riprendendo a fare la valigia.
<<Ti ringrazio Françoise.>>
<<Lo faccio solo per lei, tu rappresenti tutto per Nathalie e non voglio che anche lei soffra per causa tua.>>
<<Lo farai davvero solo per lei?>>
Françoise annuì.
<<Allora non provi più nulla per me?>>
<<Joe te l’ho detto devo leggere nel mio cuore e quando l’avrò fatto saprò darti una risposta.>>
Joe l’abbracciò istintivamente ma lei non ricambiò, anzi dopo alcuni istanti si staccò da lui con lo sguardo rivolto la valigia. Silenziosamente finì di preparare i bagagli e lui rimase lì a guardarla.
Scese lentamente le scale Joe non c’era era rimasto nella loro camera con lo sguardo fisso fuori. Bretagna e Albert le andarono incontro e Albert le prese la valigia. Françoise aveva gli occhi lucidi e arrossati, ma non piangeva. <<Sei sicura della tua scelta?>> le chiese. Françoise annuì senza parlare. Albert sospirò. <<Allora possiamo andare.>> <<Prendo i bimbi e arrivo.>> <<Ti do una mano>> disse Bretagna salendo le scale con lei.

Pochi minuti dopo il taxi con a bordo Françoise, Albert, Bretagna, la piccola Nathalie e Ivan  si allontanò nella nebbia mattutina di Parigi, Joe rimase alla finestra a guardare l’auto sparire all’orizzonte, non pianse, né urlò, né un solo lamento uscì dalle sue labbra. Rimase immobile, come pietrificato, il taxi portava via gli ultimi brandelli di una vita che gli era stata donata e che non aveva saputo tenere in piedi.
Nemmeno Françoise pianse ma lei lo fece per Nathalie, in cuor suo sapeva la storia con Joe era stata sbagliata sin dai primi tempi, non aveva mai proceduto in modo lineare sempre fra alti e bassi, fra litigi e momenti quieti, fra dubbi e promesse mai mantenute. Odiava sé stessa e si dava la colpa di ciò che era accaduto, se lo avesse lasciato libero quando doveva, oggi forse il suo cuore non starebbe sanguinando, forse non avrebbe ricevuto quell’ennesima coltellata e Nathalie non avrebbe dovuto privarsi della gioia del suo amato papà. Guardò la piccola che si era addormenta con la testa sulle sue ginocchia, le accarezzò i capelli è una lacrima senza che lei se ne accorgesse cadde sulla sua mano. La pioggia iniziò a scendere  piano e a bagnare le strade di Parigi, Françoise lasciava ancora con più amarezza la sua città perché ora non abbandonava solo il suo luogo di nascita ma anche tutta la sua vita, quando l’aereo decollò oltre le nuvole, scorse dal finestrino gli ultimi scorci della sua città e pensò a Joe rimasto solo e il suo cuore si strinse in una morsa quasi di dolore. Chiuse gli occhi e abbracciò a sé la piccola Nathalie e le sembrò il suo amore fosse ancora lì accanto a lei.

 

II parte

Quando l’aereo atterrò la piccola Nathalie sgattaiolò fuori tutta eccitata, non aveva mai visto il Giappone, suo padre gliene aveva parlato tanto ma ora era la prima volta che poteva vederlo.
<<Nathalie torna qui, fermati non allontanarti.>> la rimproverò Françoise mentre cercava di prendere l’ultimo bagaglio.
<<Mamma siamo in Giappone, dove è nato papà vero?>>
<<Si piccola, ma non mi ha sempre detto che lo zio Albert e tedesco?>>
<<E’ vero ma ora lui abita qui con il dottore Gilmore.>>
<<Capisco.>>
<<Ora andiamo.>> disse prendendola per mano tuo fratello che gli zii ci aspettano.>>
Per tutto il tratto dall’aeroporto alla casa di Gilmore la piccola Nathalie rimase con il naso schiacciato contro il vetro a guardare fuori quel paese per lei nuovo ma così tanto familiare.
Riconobbe alcuni monumenti che aveva visto su un libro illustrato che Joe teneva nella biblioteca e che spesso avevano sfogliato insieme.
<<Mamma ma quand’ è che papà ci raggiunge?>>disse scostando il naso dal vetro e voltandosi verso di lei
Françoise trasalì, Albert abbassò lo sguardo. Bretagna si rabbuiò. Ivan si accorse delle loro facce e capì che qualcosa non tornava.
<<Presto tesoro, il papà verrà presto!>>
<<Aveva detto che non doveva più correre e che sarebbe rimasto con noi!>>
<<Ha avuto un imprevisto.>> improvvisò Bretagna, <<Nulla di grave, un piccolo contrattempo, ma vedrai lo risolverà presto e verrà qui a riprendervi.>>
<<Voglio andare a vedere con papà i posti dove è cresciuto.>>
Françoise si mise una mano davanti alla bocca e chiuse gli occhi per non piangere. Albert le poggiò una mano sulla spalla e la strinse forte, quando aprì gli occhi una lacrima le cadde sul dorso della mano cercò di asciugarsi gli occhi e si voltò perché Nathalie non la vedesse in quello stato. Che dolore era per lei vedere la piccola così ingenuamente tranquilla, come poteva dirgli che non sapeva se Joe sarebbe mai davvero tornati a riprenderli.
<<Ci lasci pure qui.>> chiese Albert al tassista. Pagarono il dovuto, presero le valigie e si avviarono verso la casa sulla spiaggia.
<<Quanto è che non venivo più qui.>> disse Françoise poggiando a terra la sua valigia. <<Quanti ricordi,>> aggiunse voltando lo sguardo verso la spiaggia che così tante volte aveva assistito ai lunghi baci fra lei e Joe sotto un manto stellato.
<<Forse non hai fatto bene a tornare qui.>> disse preoccupato Albert
<<Non invece mi servirà, ho troppi ricordi da affrontare e se non lo faccio non riuscirò mai a trovare la pace di cui ho bisogno.>>
<<Allora andiamo.>> disse poggiandole una mano sulla schiena. <<Il dottore sarà felice di rivedervi.>> Françoise annuì.
Quando la porta si aprì Françoise notò che tutto era come lo aveva lasciato 5 anni prima. Il tavolo su il quale Bretagna e Ivan giocavano a scacchi, il divano dove Geronimo lavorava il legno. La porta della sua stanza quella che aveva attraversato con Joe quando avevano finalmente deciso di comunicare al mondo intero il loro matrimonio.
<<Stai bene?>> le chiese impensierito Albert.
<<Si tutto bene, qui è tutto come lo avevo lasciato.>>
<<Già il dottore non ha voluto cambiare nulla.>>
Improvvisamente un uomo fece il suo ingresso attirato dalle voci.
<<Françoise sei arrivata finalmente.>> disse andandole incontro e abbracciandola.
Gilmore non era cambiato affatto, si muoveva solo più lentamente , ma per il resto era ancora un uomo spigliato e infaticabile.
<<Dottore che piacere vederla è passato tanto tempo.>>
<<Anche troppo. Questa è Nathalie immagino.>>
La piccola si nascose dietro sua madre.
<<Nathalie non essere maleducata questo è il dottor Gilmore ti ho parlato tanto di lui, forza vieni fuori e saluta come si deve.>>
<<Non sgridarla è normale per i bambini essere impauriti dalle persone che non conoscono. Certo che è davvero molto bella somiglia tutta  a Joe.>>
Non capì molto bene perché quella frase avesse attirato su di lui gli sguardi di tutti.
<<Ho detto qualcosa di sbagliato?>> chiese chinando il capo lateralmente.
<<Sarebbe troppo lungo da spiegare ora.>> sentenziò Albert.
<<Ivan tu almeno ti ricordi di me vero?>> disse voltandosi verso di lui.
<<Come non potrei dottore.>>
<<Sei cresciuto, sei diventato un ometto!>>
In effetti Ivan era cresciuto davvero molto ma dai lineamenti si riconosceva benissimo quel bimbo così pasciuto a volte bizzoso, ma tanto solo.
<<Voglio studiare anche io per diventare scienziato.>>
<<Beh allora auguri.>>  disse il dottore poggiandogli una mano sulla testa.
<<Tu conosci il mio papà.>> una timida vocina proveniente da dietro Françoise attirò l’attenzione di Gilmore.
<<Certo il tuo papà e la tua mamma.>>
Nathalie sorrise.
<<Ho delle foto di tuo papà qui vuoi vederle?>> disse tendendole la mano
La piccola annuì. Poi guardò sua mamma per cercare nei suoi occhi il consenso.
<<Posso mamma?>>
<<Certo Nathalie. Va pure.>>
Saltellando allegramente la piccola si diresse con Gilmore verso il suo laboratorio. 
<<Poverina, ha un amore quasi sviscerale per suo padre.>> asserì Bretagna
<<E non so come fare a dirle la verità.>>
<<Per ora non devi dirle nulla goditi questa vacanza  e quando verrà il momento, quando sarai più calma allora decidi cosa devi fare!>> le consigliò Albert
<<Forse ha ragione. Sarà meglio che disfi le valigie e che mi faccia una doccia, approfitto che Nathalie e con il dottore.>>
<<Vai pure. Ad Ivan pensiamo noi.>> la rassicurò Bretagna.
Françoise fece un cenno di capo in segno di ringraziamento e si avviò verso la sua camera.   
<<Andiamo dal dottore venite.>> disse Albert avviandosi verso il laboratorio.
<<Veramente…>> ribatté Bretagna grattandosi la testa <<Io e Ivan vorremmo fare una partita a scacchi.>> disse voltandosi verso di lui.
<<Sei proprio un masochista provi così tanto gusto a perdere?>>
<<Oggi ti batto mi sono allenato 5 anni per batterti.>>
<<Tutto tempo perso.>> disse sottovoce Ivan   
<<Cosa hai detto ripetilo?>>
<<Nulla.>> disse poggiando le dita sulle tempie
<<Fate come volete io vado dal dottore Gilmore se avete bisogno sono lì con lui.>>
<<Non temere.>> disse Bretagna salutandolo. <<Forza Ivan stasera ti assicuro che subirai la tua prima sconfitta.>> aggiunse sfregandosi le mani.
<<L’importante è crederci.>> disse il piccolo con un sorriso ironico.

<<Era davvero bello il mio papà, ora capisco perché la mamma se ne è innamorata.>>
<<Ma è stata una lunga storia la loro, te l’hanno mai raccontata?>>
<<No la mamma mi ha detto che è sempre loro hanno lavorato a lungo insieme prima di sposarsi.>>
<<Già, molto al lungo piccola.>>
<<Zio Albert.>>
<<Quei due si sono amati dal primo giorno che si sono conosciuti, ma hanno sempre avuto una grandissima paura.>>
Gilmore guardò Albert con aria interrogativa, c’era tristezza nelle sue parole e lui l’aveva percepita.
<<Perché non vai fuori a giocare sulla spiaggia Nathalie io devo parlare con Albert alcuni minuti.>>
<<Va bene dottore.>>
La piccola uscì velocemente dal laboratorio e richiuse la porta.
Gilmore aspetto ancora alcuni istanti prima di parlare, voleva essere sicuro che Nathalie non sentisse. <<Ora puoi dirmi cosa succede?>> chiese assai preoccupato.
<<Come immagino avrà capito da solo, Françoise non è qui in vacanza.>>
<<Ah no e perché allora?>>
<<Lei e Joe si sono lasciati di nuovo.>>
Fu un colpo tremendo per il dottore. Senza dire nulla incrociò le mani dietro la schiena e iniziò nervosamente a passeggiare avanti e indietro per la stanza.
<<Cosa ha fatto stavolta quella testa calda di Joe.>>
<<Una cosa apparentemente grave, almeno per Françoise. Pare che sia tornato a correre per sfuggire alle pressioni familiari che lo opprimevano, e pare che fra il team lui…>>
<<Avanti parla…cosa ha fatto…>> insistette i dottore visibilmente ansioso.
<<Una certa Mirelle credo che abbiano avuto una storia.>>
Gilmore alzò li occhi al cielo.
<<Benedetto ragazzo, ma cosa vuole fare, ucciderla?>>
<<Non è che l’ ha proprio ammesso, lui parla solo di un bacio, ma Françoise ha trovato nella sua tasca un biglietto alquanto equivoco.>>
Gilmore scosse la testa.
<<Ho sempre creduto che quei due dovessero finire insieme ma ora non so se sia stato davvero una cosa giusta!>>
<<E’ quello che pensa anche Françoise.>>
<<e lei come sta?>>
<<Cerca di non darlo a vedere per via di Nathalie ma, è distrutta dal dolore, aspetta che i bimbi dormano per chiudersi in camera a piangere per ore e ore.>>
<<Forse è il caso che parli con lei.>>
<<Forse dottore, forse lei è un uomo di più esperienza è saprà consigliarla!>>
<<Dov’è ora.>>
<<Si sta facendo una doccia era stanca per il viaggio.>>
<<Appena ha finito mandala da me.>>
<<D’accordo.>>

<<Non posso crederci ho perso di nuovo.>> Imprecò Bretagna tirando un pugno sul tavolo.
<<E pensare che mi sono allenato per 5 anni di fila.>>
<<Capita anche ai migliori, di perdere.>> disse Françoise entrando nella stanza
<<Ma con lui non ho mai vinto nemmeno una volta.>>
<Ivan è un bambino molto intelligente, non è per sottovalutarti Bretagna ma credo che c’è ne siano di poche di menti aguzze come la sua.>>
<<Per fortuna.>>
Françoise lo guardò torva.
<<Non fraintendermi, non volevo dire quello e che demoralizzante perdere contro un bambino di 6 anni.>>
<<Anagraficamente ha 6 anni, ma tu lo sai che non è così.>>
<<Françoise scusami, il dottore ti vuole parlare.>>
<<Si arrivo. Dov’è Nathalie?>>
<<Sta giocando qui fuori, vado io a controllarla tu vai da Gilmore.>>
<<Va bene Albert. Torno subito.>> disse accarezzando la testa a Ivan.

Françoise imboccò il corridoio e arrivò fino al laboratorio, bussò alla porta e quando il dottore le diede il permesso lei entrò richiudendola dietro di sé.
<<Mi voleva dottore?>>
<<Si devo parlarti.>> disse in tono grave.
<<Immagino di cosa, Albert le ha raccontato tutto vero?>>
<<Già.>> abbassò lo sguardo non sapendo nemmeno lui da dove iniziare a parlare.
<<Cosa ne pensa lei dottore!>> disse avvicinandosi alla finestra da dove si poteva vedere Albert e Nathalie giocare sulla spiaggia.
<<Io? Io non devo pensare, in realtà volevo sapere da te cosa pensavi di fare ora!>>
<<Non lo so, è stato un brutto colpo.>>
<<Questo lo capisco, ma ricordati che c’è di mezzo anche una bambina e ti posso assicurare che Nathalie stravede per suo padre.>>
<<Lo so dottore, ma come faccio ad accettare questa nuova pugnalata che Joe mi ha inferto.>>
<<Non pensi che sia umano sbagliare?>>
A quelle parole Françoise trasalì.
<<Mi sta dicendo che dovrei perdonarlo?>>
<<No non sto dicendo questo, ma non pensi sia stata una decisione troppo repentina quella di fuggire da Parigi senza nemmeno ascoltare le sue ragioni?>>
<<Non avevo più la forza nemmeno di guardarlo negli occhi figuriamoci di vivere con lui sotto lo stesso tetto.>>
<<Ma a Nathalie cosa hai detto?>>
<<Che siamo qui in vacanza. Era ansiosa di vedere il paese natale si suo padre.>>
<<Povera piccola.>>
<<Che pena dottore che ho per lei.>> disse voltandosi verso di lui e poggiando la schiena alla parete. Le lacrime le rigavano il volto, senza che lei riuscisse in alcun modo a controllarle. Allora  nascose il viso fra le mani e si lasciò scivolare fino a quando non rimase seduta in terra.
Gilmore le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
<<Benedetta figliola, tu lo ami ancora vero?>>
<<Più della mia stessa vita dottore>> disse senza riuscire a smettere di singhiozzare. <<Dottore che devo fare mi aiuti,>> disse alzando lo sguardo e gettandosi fra le braccia di Gilmore piangendo.  <<mi sembra di morire, che il mondo mi sia crollato addosso, lo amo dottore più di prima, più di quanto non lo abbia mai amato in vita mia, perché,  perché non riesco ad odiarlo invece, perché!>>
<<Il cuore ha delle ragioni che la ragione a volte non può spiegare.>> disse cercando di consolarla
<<Ho bisogno di lui, mi manca da morire.>> riuscì a dire fra i singhiozzi
<<Lo so piccola, lo so.>>
I dottore rimase a lungo con lei in laboratorio, fino a quando Françoise non si fu calmata non la fece uscire, non voleva che Nathalie si turbasse nel vederla così affranta.
Dal quel giorno passarono circa tre settimane. Françoise si era gradatamente abituata alla nuova vita, ma spesso come era normale aveva i suoi momenti tristi. Tutti cercavano di tenerle su il morale, Nathalie poi le chiedeva di farle vedere tutti i posti in cui era stata con Joe. Poi all’improvviso la piccola disse qualcosa che turbò tutti i presenti.
<<Mamma, posso chiamare papà.>>
Françoise si irrigidì
<<Per dirgli cosa?>>
<<Quando viene a prenderci?>>
Françoise guardò Gilmore è lui abbassò lo sguardo perplesso.
<<Posso dottore?>> chiese la piccola rivolta a Gilmore con viso supplichevole.
<<E va bene, lo chiameremo dal laboratorio vieni?>>
<<Dottore..>>
<<Non puoi portare via Nathalie a suo padre.>> le disse sottovoce in modo che la piccina non sentisse.
La bimba iniziò ad esultare. Corse avanti a tutti e arrivò prima degli altri nella stanza.
<<Puoi chiamarlo da lì.>> le indicò il dottore, indicando un telefono sulla scrivania.
La piccola salì sulla sedia, prese la cornetta e compose il numero che Françoise le dettò. Attese alcuni istanti forse un paio di squilli a vuoto prima che si sentisse qualcuno dall’altra parte sollevare il ricevitore.
<<Pronto papà ciao sono io!>>
<<Nathalie ciao piccola come stai.>>
<<Bene, Mi diverto un sacco qui, lo zio Albert e lo zio Bretagna mi fanno giocare sempre qui fuori sulla spiaggia lo sai?>>
Alle parole di Nathalie un marasma di ricordi gli attraversò la mente. Quanti ricordi aveva di quella casa sulla spiaggia.
 <<Papà ci sei?>>
<<Si ci sono, perché non vieni, manchi solo tu qui.>>
<<Io vorrei venire…ma…>>
<<Lo so lo zio Bretagna me lo ha detto. Hai avuto un impegno improvviso che per ora non ti permette di viaggiare, ma appena lo avrai risolto potrai partire no?>>
Joe non riuscì a dirle la verità <<Certo piccola mia.>>
<<Manchi molto a  tutti soprattutto alla mamma e sempre tanto triste, sono certa che tornerebbe a sorridere se tu venissi qui.>>
Françoise trasalì, fece alcuni cenni di diniego a Nathalie, ma lei non capì.
<<Aspetta la mamma vuole parlarti te la passo.>>
La piccola porse la cornetta a sua madre la quale rimase alcuni istanti interdetta.
Albert le diede una piccola spinta accompagnata da un cenno di capo. <<Vai.>> le mormorò
Tremante si avvicinò alla scrivania e prese il telefono.
<<Pronto.>> balbettò.
<<Ciao Françoise.>>
Alla voce di Joe chiuse gli occhi, un’emozione grande l’invase completamente come un’onda che si infrange sulla spiaggia e cancella tutte le impronte lasciate sulla sabbia, così la voce di Joe le riscaldò il cuore cancellando ogni attimo di dolore, ogni notte passata in bianco a piangere, ogni possibile tentativo di dimenticarlo svanì con la sua voce. Rimase in silenzio alcuni istanti.
<<Ci sei Françoise.>>
<<Si>> mormorò appena.
<<Nathalie vuole che venga cosa devo fare?>>
Quella domanda la metteva ancora più in crisi se avesse ceduto al suo cuore le avrebbe detto di correre da loro perché anche li aveva bisogno di lui. Cercò di raccogliere i pensieri e di sembrare il più razionale possibile.>>
<<Se i tuoi impegni te lo consentono, vieni, la piccola ha bisogno di suo padre!>>
<<Solo lei?>> le chiese Joe.
Françoise sussultò. Coprì con la mano il ricevitore per nascondere il respiro che si era fatto corto per l’emozione. Fece alcuni profondi respiri poi parlò.
<<Nathalie ha bisogno di te, ed è giusto che tu la raggiunga.>>
<<Bene se è per Nathalie verrò.>>
Quelle parole le fecero male quanto le sue fecero male a Joe. Pensò che forse in fondo a lui non importava più nulla di lei.
<<Lo faresti davvero solo per lei?>> le parole sfuggirono di bocca, non celando l’emozione!
<<e tu vuoi davvero che io venga lì solo per Nathalie?>>
Françoise esitò.
<<Forse è meglio parlarne quando sarai qui.>> commentò.
<<D’accordo parto con il primo aereo spero di essere lì entro un paio di giorni.>>
<<Ti aspettiamo.>> mormorò dolcemente
Quelle parole fecero bene a Joe che per un attimo credette addirittura di non aver capito bene.
<<A presto Françoise.>>
<<A presto Joe.>>
Posò il ricevitore e rimase a guardare il telefono senza riuscire a parlare!
<<Allora ?>> le chiese Bretagna impaziente.
<<Verrà entro un paio di giorni.>> disse abbozzando un sorriso.
La piccola Nathalie prese a saltellare per la stanza. Gilmore guardò Françoise e  per la prima volta dopo tanto tempo la vide sorridere, i suoi occhi si erano illuminati nuovamente, era bastato poco perché accadesse, il gesto innocente di una bambina che amava i suoi genitori sopra ogni cosa.
Quella sera la piccola Nathalie non riuscì a prendere sonno, era troppo emozionata per l’arrivo del  padre e nemmeno Françoise riuscì a dormire, cosa gli avrebbe detto quando se lo sarebbe trovato davanti.
Joe avvertì la sera successiva di trovarsi a Tokyo, e che avrebbe raggiunto la base il prima possibile partendo la mattina presto dopo essersi riposato in albergo, per tutta la notte Joe non fece che agitarsi nel letto senza minimamente riuscire a prendere sonno, alla fine decise di alzarsi si mise alla finestra dell’albergo e cercò di trovare le parole da dire a Françoise appena l’avrebbe incontrata. Françoise non fu da meno passò tutta la notte ad abbracciare un cuscino senza riuscire ad addormentarsi, il cuore le batteva forte, bruciava dal desiderio di rivederlo e riabbracciarlo e per quanto si sforzasse di cancellare dalla mente quel pensiero fisso, non potè in alcun modo far nulla per scacciarlo. Alla fine rimase seduta sul letto a guardare la notte pian, piano schiarire per dare il spazio al primo sole i cui raggi entrando nella stanza illuminarono il suo viso.
Per tutta la mattina Françoise si aggirò per la casa senza meta, andando da una camera all’altra. Tutti si accorsero del suo nervosismo soprattutto Ivan, ma non cercò di indagare, capiva anche se era piccolo l’emozione che stava provando Françoise.
Quella mattina poi decise di entrare nella stanza che per tre settimane aveva in tutti i modi evitato, Quando aprì la porta si rese conto che la camera era spoglia ma lì sulla scrivania dove spesso Joe leggeva, c’era ancora una foto scattata pochi giorni prima del matrimonio. Françoise la prese delicatamente fra le mani e iniziò ad osservarla, In quella foto c’erano proprio tutti, lei e Joe erano davanti alla fila e si tenevano per mano il dottore era accanto a loro e Ivan ancora cyborg svolazzava sulle loro teste. Sorrise e una lacrima cadde sul viso di Joe.
<<Mamma!>>
<<Nathalie che ci fai qui.>>
<<Piangi?>>
<<No e che mi sono commossa!>>
<<E’ una foto di papà quella?>>
<<Si, questa era la sua stanza.>>
<<Posso vederla?>>
<<Certo.>> disse porgendola alla piccola.
<<papà qui era molto emozionato.>>
<<Joe è molto timido.>>
<<Non con te.>>
<<Beh, sai ho dovuto fare molto perché mi aprisse il suo cuore.>>
<<Però ci sei riuscita.>>
<<Alla fine si.>>
<<Mamma ma tu vuoi ancora bene a papà.>>
<<Ma certo piccola perché me lo chiedi?>>
<<Anche papà ti ama ancora, ne sono certa, quando ti vede ha sempre negli occhi la stessa luce che ha in questa foto e anche tu, quando hai parlato con lui al telefono ti sei illuminata.>>
<<Saputella.>> disse dandole un colpetto sulla fronte con le dita.
<<E’ vero papà ti ama ancora tanto me lo ha ripetuto tante volte e come il primo giorno.>>
<<Te l’ha detto davvero?>>
La piccola annuì decisa.
<<Sei una cara bambina sai?>>
<<Non vedi l’ora di vederlo, ti ho sentita stanotte che non hai dormito.>>
<<A quanto pare eravamo in due.>>
<<Spero che arrivi presto.>>
<<Sarà qui prima di quanto pensi. Ora andiamo a mangiare.>>
<<posso prenderla mamma?>> disse agitando la foto
<<Certo che puoi!>
<<Grazie.>>
Nelle prime ore del pomeriggio, una macchina si fermò proprio li accanto alla casa. I primi ad accorgersene furono Ivan e Nathalie che corsero fuori, Joe era appena sceso dall’auto ma si ritrovò i bambini praticamente addosso.
<<Ehi datemi almeno il tempo di arrivare!>> gli disse Joe prendendoli in braccio.
<<Che bello sei arrivato!>>
<<Hai visto Nathalie ho mantenuto la promessa.>>
<<La mamma è in casa?>>
<<Si con il dottore e gli zii.>>
<<Andiamo allora.>> disse facendoli scendere e prendendoli per mano.
Entrò in casa e trovò ad accoglierli con abbracci e sorrisi Albert, Bretagna e Gilmore.
Appena i convenevoli furono esauriti, Joe iniziò a guardarsi intorno.
<<Cerchi qualcuno?>> le chiese Gilmore ammiccando
<<Veramente si. Dov’è Françoise?>>
<<E nella sua camera.>> rispose Albert
<<Credete che io…che sia il caso che vada da lei?>>
<<Vai vai…>> lo esortò Bretagna <<e stavolta vedi di non fare lo scemo.>>
Joe si incamminò fino alla porta, si fermò, fece un profondo respiro e poi bussò un paio di volte, ma senza risposta. Temette che lei non volesse vederlo. Poi sentì la sua voce che gli dava il consenso di entrare.
Joe entrò nella camera e richiuse la porta dietro di sé, Françoise era rivolta verso la finestra.
<<Ciao Piccola.>> disse con voce dolcissima.
Il cuore di Françoise iniziò a battere forte, ma talmente forte che ebbe paura le sarebbe uscito fuori dal petto, o peggio ancora che lui se ne sarebbe accorto.
<<Ciao Joe.>> disse voltandosi completamente verso di lui.
<<Sei bella come sempre.>>
Françoise arrossì. <<Sei sempre un adulatore.>>
<<Dico solo la verità lo sai.>>
<<Su questo potrei recriminare ma preferisco lasciare stare.>>
<<Non ti ho mai mentito, nemmeno una volta quando ti ho detto che ti amo.>>
<<Nemmeno io.>>
Joe doveva chiarire quel dubbio che per tutta la notte lo aveva tormentato privandolo del sonno, anche se temeva la risposta doveva sapere. Fece un profondo sospiro poi parlò <<Che hai fatto in queste tre settimane?>>
<<Vuoi sapere se mi sono data alla pazza gioia per vendetta?>>
<<No, lo so che non ne saresti mai capace. Intendevo se hai pensato a noi.>> balbettò.
<<In quel senso intendevi! Si, che ci ho pensato.>> rispose lasciando le parole come in sospeso
Joe si sentì morire, ma era in ballo e doveva ballare, oramai aveva impegnato la conversazione e doveva arrivare fino in fondo.
<<E cosa hai deciso?>>
<<Prima di dirti cosa ho deciso voglio farti vedere una cosa.>> disse andando verso il cassetto della sua scrivania e tirandone fuori la foto che aveva trovato nella camera di Joe.
<<Guarda.>> disse porgendogliela
<<E’ la foto che abbiamo fatto poco prima del matrimonio, era rimasta qui per quello non l’ho trovata in casa.>>
<<Era nella tua camera.>>
<<devo averla dimenticata quando siamo partiti. Accidenti quanti ricordi. Ero davvero felice quel giorno anche se dalla mia faccia non sembra.>> disse sedendosi sul bordo del letto
<<eri emozionato, è l’espressione più giusta.>> disse sedendosi accanto a lui
<<Lo eri anche tu, si vede.>>
<<Mi avevi appena proposto di sposarti subito, non te lo ricordi?>>
<<Come potrei dimenticarlo.>>
<<Ti sei mai pentito di avermelo chiesto?>>
<<Alcune volte si.>> rispose con un sorriso
Françoise rimase sconcertata.
<<Ma non per quello che pensi tu.>>
<<Ah no e perché allora.>>
<<Perché così potrei chiedertelo di nuovo.>>
<<dici davvero?>> disse elargendo un sorriso più rilassato
<<si.>>
<<Allora non ha dimenticato che giorno è oggi.>>
<<Oggi?>> chiese lui pensieroso
<<L’hai dimenticato?>> disse lei alzandosi di scatto
Joe si alzò subito dopo e si mise a camminare fino a finire alla sue spalle fingendo che l’evento a cui si riferiva Françoise non gli venisse in mente, dalla tasca invece estrasse silenziosamente qualcosa che tenne stretto nel pugno.
<<Come puoi non ricordartelo.>> disse lei quasi sul punto di piangere.
<<Come pensi che posso averlo dimenticato.>> le sussurrò nell’orecchio. Facendo scivolare dal pugno un piccolo collier.
<<Ma allora te ne eri ricordato?>> disse sorpresa guardando la collana.
<<Non dimenticherei mai il nostro anniversario di matrimonio.>> disse allacciandole il girocollo,  
<<Oh, Joe è meravigliosa.>>
<<Sei tu ad essere meravigliosa.>> mormorò abbracciandola.
<<Io non so cosa dire?>>
Joe le poggiò un dito sulle labbra. <<Non dire niente le parole non servono ora…>>
si avvicinò a lei chinando leggermente il capo dapprima esitando alcuni istanti e poi cercando avidamente le sue labbra. Si scambiarono un lungo bacio, pieno di passione.
Quando si staccarono. Joe continuò a fissarla.
<<Che c’è? Perché mi guardi?>> gli chiese lei imbarazzata.
<<Stavo fissando il tuo viso perfetto>> disse seguendo i lineamenti del suo volto con il dito.
<<Non è poi così perfetto.>>
<<Per me si come lo è tutto il tuo corpo.>>
<<Ora esageri.>>
<<perché esagero?>>
<<Quando mi guardi così lo sai mi metti in imbarazzo.>> disse lei arrossendo lievemente.
<<E questo che amo di te dopo tutto questo tempo riesci ad arrossire per le piccole cose che dovrebbero ormai essere naturali.>>
<<Non mi abituerò mai all’intensità del tuo sguardo.>>
Joe sorrise.
<<E’ davvero così penetrante?>>
<<A volte sembra che tu voglia spogliarmi con gli occhi.>>
<<Nemmeno me ne accorgo, mi dispiace.>>
<<Oh, no non devi scusarti a me piace, anche se mi mette in difficoltà.>>
<<Hai visto Nathalie?>>
<<Era al settimo cielo.>>
<<E Ivan?>>
<<Anche lui a modo suo ha espresso la sua felicità.>>
<<Ora tocca  a me, giusto?>>
<<Non serve che mi dimostri nulla è sufficiente guardare i tuoi occhi per capire che sei felice che io sia qui.>>
<<Ed io che volevo farmi desiderare un po’.>> sospirò abbracciandolo.
<<posso far finta d’aver capito male.>>
Françoise rise.
<<Sei uno sciocco, sai, ma ti amo così come sei.>>
Si avvicinarono nuovamente e si scambiarono alcuni baci.
<<Joe…>>
<<Si…>>
<<Fermiamoci>> ansimò.
<<Perché amore, tu mi desideri quanto io desidero te. Lo sento>> disse mentre con le mani accarezzava il suo corpo sapendo esattamente come inibire ogni sua resistenza.
<<Non siamo proprio soli, fuori ci sono tutti e aspettano trepidanti di sapere cosa sta succedendo qui dentro.>>
<<Hanno aspettato fino ad ora potranno aspettare un altro po’.>> disse riprendendo a baciarla sul collo. <<Quantomeno gli daremo un argomento su cui discutere.>>
<<Joe sii serio!>>
<<Non lo sono mai stato come ora.>> disse iniziando a sbottonarle la camicia.
<<Sei un approfittatore sai?>>
<<Io? Perché?>> disse mentre faceva scivolare in terra la camicia di lei.
<<Perché sai quanto mi sia difficile dirti di no, quando mi accarezzi così.>>
<<Così come?>> disse lui slacciandole anche il reggiseno e facendo scorrere la mano sulla schiena. Françoise chiuse gli occhi, un brivido l’attraversò completamente.
Joe scosse la testa. <<Mi giudichi così male lo sai che non oserei mai approfittare di te.>> disse sbottonando la lampo delle gonna.
Françoise rise e poi lo guardò maliziosamente, iniziò a camminare all’indietro, trascinando Joe fino al letto, slacciò la sua camicia senza smettere nemmeno un secondo di baciarlo.
Joe si gettò a peso morto su lei facendo ricadere i loro corpi sul letto. Lui le prese le mani incrociando le dita e le portò in alto oltre la testa, poi scese dolcemente con le sue lungo le braccia e poi lungo il corpo di lei. Si privò di tutti i vestiti, e riprese a baciarla con passione accarezzandola e facendo vibrare ogni corda del suo essere. Quando entrò in lei, Françoise lo abbracciò stretto e rimase così per tutto il tempo in cui lui le rimase dentro, fino a quando entrambi non raggiunsero l’apice del piacere. Solo allora Joe si scostò per guardarla. Il respiro era affannato e il cuore le batteva fortissimo stando sopra di lei poteva sentirlo, le accarezzò il viso e sentì le dita bagnarsi. <<Stai piangendo? Ho fatto qualcosa che non dovevo?>>
Françoise si limitò ad dissentire.
<<E’ che…è stato meraviglioso Joe.>>
<<Ora sei tu che metti in imbarazzo me.>>
<<Non era mia intenzione, scusami.>>
<<Ho capito benissimo cosa volevi dire.>> disse poggiandole un dito sulle labbra. <<Lo è stato anche per me.>> disse baciandola.
Françoise lo strinse ancora a sé.
Quando uscirono dalla camera non c’era nessuno ad attenderli.
<<Si saranno stancati di aspettarci!>> disse Françoise alzando le spalle
<<Probabile?>>
Si presero per mano e si avvicinarono alla porta, quando l’aprirono videro Ivan e Nathalie giocare sulla spiaggia insieme a Bretagna e Albert. 
<<Ma tu guarda dov’erano finiti.>>
<<Possiamo dire lo stesso di voi.>> disse una voce alle loro spalle.
<<Dottore mi ha spaventata!>>
<<Scusami non era mia intenzione, allora avete risolto?>>
Françoise annuì.
Gilmore sorrise.
<<Era una domanda scontata.>> disse facendo cadere lo sguardo sulle loro mani unite.
Françoise arrossì.
<<Non ci si metta anche lei! Bastano le battute di Bretagna a rovinarmi la giornata.>>
<<A proposito è riuscito a battere Ivan?>> chiese Joe cercando di cambiare discorso.
Gilmore scosse la testa.
Françoise sorrise.
<<Ehi voi di che parlate?>>
<<Stavamo dicendo male di te Bretagna.>> esordì ironico Joe.
<<Non ti ci mettere anche tu Joe. E la nona partita di seguito che perdo come uno stupido.>>
<<Ma non ti eri allenato 5 anni ed eri sicuro di vincere?>>
<<Non me lo ricordare ti prego, 5 anni persi a fare nulla.>> ripeté affranto <<Non ho speranze.>>
<<Mai smettere di sperare Bretagna.>> disse Albert dandogli una pacca sulla spalla.
<<Parli bene tu, non ti sei allenato tanto tempo per niente.>>
<<Non sono mica scemo io, non mi metterei a confronto con Ivan lo so che è troppo intelligente per me figuriamoci per te.>>
<<Cosa vorresti dire!>> si spazientì Bretagna
Risero di cuore
<<Non prendertela così. Nella vita si vince e si perde.>> gli fece notare Gilmore
<<Si ma allora perché io perdo sempre.>>
<<Questione di cervello.>>
<<Vorresti dire che sono stupido Albert.>>
<<No non mi permetterei mai, diciamo che hai un numero di neuroni limitato.>>
<<Accidenti ora ve lo faccio vedere io. Ivan prepara la scacchiera stavolta ti batto, tze, neuroni limitati, i miei neuroni ci sono tutti e funzionano benissimo per vostra informazione.>> sbraitò.
<<Se lo dici tu?>>
<<Ve lo dimostrerò batterò il marmocchio dovessi passarci tutta la notte a giocare..>>
<<Ahimè, non cambierà mai.>> sospirò Gilmore.
<<In fondo Bretagna è sempre stato così, è non so se ci piacerebbe ancora se davvero cercare di cambiare.>> concluse Joe
<<A una certa età non si cambia.>>
<<Guardate che vi ho sentiti laggiù, per vostra informazione oltre ad essere intelligente sono ancora giovane.>>
Albert alzò le spalle in segno di resa.
Rimasero ancora sulla spiaggia fino a quando il  tramonto colorò di rosso screziato il cielo e il mare. Tutto era tornato al suo posto anche Joe e Françoise erano tornati a sorridere a una nuova meravigliosa vita insieme.

 

© 26/10/ 2007

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